Poi ci penso bene, e mi sento ancora più stronzo.
Ma perché?
Orazio parlava dell'Aurea Mediocritas. L'equilibrio, la perfezione è nel mezzo. Oggi, gli anni zero ci regalano una Verità ancor più superiore e illuminante: la perfezione è nell'essere mezzo. Mezzo uomo, mezzo cittadino, mezzo imprenditore e mezzo puttaniere. Ma questa non è una filosofia dell'ibrido, questa è la visione nullificante dei tempi bui in cui noi brancoliamo.
Sto in mezzo, faccio impicci, che cazzo ne sai te, che te serve - te rimedio tutto.
Non c'è più volontà di mordere, di emergere (in maniera sana), di creare. Colpire.
Prendi la tv. Prendi Colorado Cafè. Prendi Zelig. Prendi la miseria comica che gira là dentro. Consumati mestieranti che scimmiottano le idiosincrasie degli idioti italioti. Anche il più bravo dei commedianti, non ti lascia nient'altro che l'eco di una risata a rimbombare nel tuo cervello vuoto. Dov'è Guzzanti, uno che l'italiano lo inghiotte per risputarlo in una girandola dissacratoria, in un grottesco massacro di servi e potenti? Dov'è Luttazzi, caustico fino ad essere corrosivo, fastidioso e ributtante? Dov'è che le parole diventano sferza artistica, convulsione creativa, nuova e sempre in movimento, visione, fastidio, indignazione, critica, senso civile e civico? A teatro. Sono tutti in giro per l'Italia, a teatro. Chi non li ha mai visti, non li potrà mai vedere, perché non li vorrà mai vedere. Chi non li ha mai visti, non vorrà mai conoscere il benefico effetto di una risata veramente azzerante, assassina. Lo specchio deformante della parola satirica, la poetica del paradosso, la coscienza di avere un'opinione propria.
E poi, un'altra domanda.
Dove sono i musicisti italiani?
Sento una musica, lieve, levarsi dalla finestra del mio vicino di casa.
...nanana...